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Fenomenologia di Sei di Givoletto se…

Bar Sport o campanello del disagio sociale?

Uno dei fenomeni interessanti che si sono sviluppati con la rete sono i gruppi Facebook “Sei di … se” dal 2014 in poi. Anche noi a Givoletto abbiamo un gruppo “Sei di Givoletto se…”

L’intenzione iniziale di questo tipo di gruppi è quello sottolineare quelli che possono essere i caratteri tipici di un paese, attraverso ricordi del passato e recuperare la memoria di cose che non ci sono più. In genere lo scopo è quello nostalgico dei bei tempi di una volta che non ci sono più.

La nostalgia è forse qualcosa che caratterizza e permea un po’ tutta la nostra società.

Questa prima fase “nostalgica” ha anche una sua peculiare ragione d’essere: crea e sostiene l’identità di una comunità, valorizza il senso di appartenenza e in qualche modo l’amplifica. E’ suggestivo vedere vecchie foto di come era il paese prima, di come era una certa via, un panorama del paese visto da un’angolatura che oggi non c’è più. La foto sbiadite di qualche gruppo in gita sulle nostre montagne, foto di alunni delle elementari, foto delle maestre di quando si era bambini, ecc. Memorie in grado di suscitare emozioni ed anche curiosità. Specie in un paese come Givoletto che ha raddoppiato in pochi anni i suoi abitanti e che forse sono in cerca di una qualche identità che non sia quella di un paese dormitorio. In sostanza appartieni ad una comunità se hai vissuto esperienze e conosciuto persone, ma puoi farne parte se riesci a condividere ed apprezzare ciò che i “vecchi” residenti ti fanno conoscere attraverso il gruppo.

Piano piano però abbiamo assistito ad un cambio del fenomeno: si è passati da una funzione di recupero della memoria del paese a quello di un gruppo dove ognuno si sente autorizzato a “urlare” il proprio punto di vista, come una sentenza definitiva, praticamente su tutto. Allora si è assistito a post con parolacce, offese, denigrazioni, violenze verbali su qualsiasi argomento. Il gruppo è perciò diventato un’enorme bacheca dove si trova di tutto: richieste al Sindaco di risolvere qualsiasi bega privata, insulti o derisioni, autocelebrazioni, utilizzo del gruppo come mezzo di comunicazione istituzionale. Una specie di gigantesco Bar Sport dove ognuno sta seduto per i fatti suoi e appena sente qualcuno dire qualsiasi cosa si sveglia dal torpore per “sparare” una sentenza, un giudizio, una battuta, che spesso non fa ridere, e via di questo passo. Da una parte qualcuno continua ad usarlo secondo i propositi iniziali, mentre altri lanciano e chiedono “taglie” per i banditi. La maggior parte dei post sono espressione di una polemica, di insoddisfazione, paura. Si litiga, si fraintende, si insulta, si squalifica, si è alla ricerca affannosa di un capro espiatorio. Si postano foto del vicino che ha fatto qualcosa di riprovevole e anziché citofonargli per chiarire un qualche malinteso si trova un post e gli insulti del resto della comunità. Non sto ad elencare i post o i commenti più aggressivi, è sufficiente scorrere nella pagina. La domanda che bisogna porsi è: forse il disagio sociale non ha trovato altri modi di esprimersi? Non ha trovato canali adeguati di espressione e quindi questo tipo di gruppi diventano l’unico modo per poterlo esternare? Non so se sia così. Di certo una qualche riflessione su questo credo sia necessaria che tutti la facciano.

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