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75° della Liberazione

L’intervento di Stefania Pignochino al video di Bella Ciao visualizzabile qui

Buongiorno a tutti e Buon 25 aprile.

Il gruppo Vivere Givoletto quest’anno ha deciso di organizzare questo evento per dare il proprio contributo alla celebrazione del 75° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo LONTANI ma UNITI.

Oggi, più che mai, crediamo che questa ricorrenza assuma un significato particolare e diventi un momento di riflessione e di verifica di tenuta delle libertà conquistate con lo spargimento di sangue della guerra civile di cui il nostro Paese fu protagonista.

Come tutti i Givolettesi di lungo corso sanno bene – e forse anche molti dei nuovi residenti – le celebrazioni del 25 aprile, ogni anno si sono sempre concluse con la marcia verso il Monumento alla memoria, a tutti noto come “il Cippo”, collocato in località Borgonuovo e con la commemorazione dei partigiani quivi caduti sotto il fuoco nemico.

Vorrei ora ricordarvi i loro nomi

(in piedi)

GISOLO SECONDINO di anni 26

TRITTONGO PIERINO di anni 20

VOTTERO AIRA GIACOMO di anni 22

VOTTERO AIRA IGNAZIO di anni 19

VOTTERO AIRA VIUTRELLA DOMENICO di anni 20

VOGLIOTTI MARIO di anni 19

CASTAGNO TOMASO GIUSEPPE di anni 19

LUCIANO DOMENICO di anni 11

MERLO SECONDO di anni 34

Si tratta degli appartenenti a due distinti gruppi di resistenti, che si erano rifugiati in due casolari siti in Frazione Borgonuovo, ai piedi della montagna di Givoletto, in fuga dalla bassa Valle di Lanzo ed in attesa di portare a compimento alcune azioni di sabotaggio nella pianura torinese.

Vennero sorpresi la mattina del 23 febbraio 1945, secondo alcuni da appartenenti alle Brigate Nere di Venaria Reale, secondo altri da soldati della Brigata Folgore, e trucidati con un colpo alla nuca nel letto del Rio Vaccaro.

Domenico Luciano, al quale è intitolata la Scuola Primaria di Givoletto, venne ucciso da una raffica di mitra, appena uscito da uno dei casolari in cui si era rifugiato il suo gruppo, sventolando una maglietta bianca in segno di resa.

Credo che quest’anno, il sacrificio di questi giovani e di molti altri che con loro percorsero quei tragici anni, combattendo per la libertà, anzi per le libertà, di cui tutti oggi tutti godiamo, debba essere non soltanto ricordato ma soprattutto celebrato.

Ci troviamo oggi a vivere in un momento molto particolare, nel quale alcuni dei diritti fondamentali che costituiscono i pilastri fondanti della nostra Costituzione e della nostra democrazia, sono sottoposti ad una prova di tenuta ed effettività in ragione della situazione di particolare emergenza nella quale stiamo vivendo.

La peculiarità di questo momento, tuttavia, risiede tutta nel metodo con il quale la limitazione di molte delle libertà che ci sono riconosciute dalla nostra Costituzione è stata attuata.

Una limitazione imposta attraverso strumenti normativi inconsueti.

Decreti-legge (convertiti in legge e poi abrogati o ancora da convertire), decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Ordinanze dei singoli Ministeri, del Dipartimento della Protezione Civile, dei singoli Governatori Regionali, dei Sindaci etc.

Provvedimenti non sempre tra loro coerenti ed emanati con uno scarso coinvolgimento dell’unico organo – il Parlamento – democraticamente eletto e rappresentativo di tutti i cittadini, nonché deputato alla verifica stringente dei provvedimenti, anche speciali e di natura emergenziale, legittimati a limitare in modo così significativo alcuni dei diritti che ci sono costituzionalmente riconosciuti: il diritto alla libertà individuale – di uscire dalla nostra abitazione -; il diritto alla libera circolazione – di spostarci da un luogo all’altro, senza subire controlli e senza doverci giustificare; il diritto di riunirci liberamente, non soltanto in luoghi pubblici, ma anche privatamente; il diritto di esercitare liberamente la nostra attività lavorativa e di provvedere in tal modo al nostro sostentamento; il diritto di accedere liberamente all’Autorità Giudiziaria per chiedere la tutela dei nostri diritti; il diritto di ricevere un’istruzione, nelle forme e nei modi che la legge specificamente prevede.

Questo modo di procedere, consentitemi, ha suscitato perplessità in non pochi giuristi, che hanno dubitato della legittimità di decidere di sacrificare alcuni diritti riconosciuti come fondamentali dalla nostra Costituzione, in nome della tutela preminente ed assoluta del diritto alla salute. 

In un recente intervento sulla rivista “Questione Giustizia”, la Presidente del Tribunale di Pisa, Maria Giuliana Civinnini, e il professor Giuliano Scarselli ordinario di diritto processuale civile presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Firenze, hanno osservato che la scelta del Governo di porre al primo posto assoluto il diritto alla tutela della salute, quasi che si potesse creare una sorta di classifica per ordine di importanza dei diritti fondamentali, contemplati dalla nostra Carta Costituzionale, è una scelta che non trova in essa fondamento e neppure nell’intenzione di chi l’ha scritta.

Ancora in data 18 aprile, il Prof. Guido Neppi Mòdona, accademico e già Giudice della Corte Costituzionale, in un suo intervento su “Il Dubbio”, dubitava della costituzionalità – ed anzi la qualificava come una forma di razzismo strisciante – dell’ipotesi di fronteggiare la difficile situazione sanitaria italiana, prevedendo la segregazione domestica degli anziani nella cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza.

Opinione condivisa da Valdimiro Zagrebelsky, magistrato, già Giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in un intervento su “La Stampa” del 14 aprile scorso.

E’ di questi giorni, infine, l’idea di limitare il diritto di libera circolazione a coloro che si rifiuteranno di installare sul proprio smartphone l’applicazione IMMUNI, i cui termini e condizioni di utilizzo sono in fase di studio ed elaborazione da parte del Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid-19, Domenico Arcuri; termini e condizioni che, pare, si vorrebbero imporre per ordinanza.

Sulla legittimità di tale modo di procedere si sono già espressi eminenti costituzionalisti (Sabino Cassese, già Giudice della Corte Costituzionale, e Giovanna Di Minnico, Ordinario di Diritto Costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università del Studi di Napoli Federico II), negando che sulla materia si possa provvedere con un semplice atto amministrativo, trattandosi di questione sulla quale si deve decidere solo ed esclusivamente con legge ordinaria.

Tutte queste iniziative, messe in campo in modo un po’ incoerente ed improvvisato, sembrano eludere un passaggio fondamentale, che le autorità politiche hanno dato l’impressione di voler delegare a terzi soggetti, di fatto estranei all’Ordinamento Costituzionale, ai quali non compete affatto: l’attento contemperamento di tutti i diritti in gioco (libertà individuale, circolazione, tutela dei diritti avanti l’Autorità Giudiziaria, riunione, istruzione, libertà di iniziativa economica) con quello, pur legittimo ma non supremo, di tutela della salute pubblica. Passaggio che, al contrario, il nostro ordinamento repubblicano attribuisce ad un soggetto ben preciso ed altamente rappresentativo della volontà democratica di tutti i cittadini: il Parlamento.

I cittadini dal canto loro cosa hanno fatto? Si sono adeguati, mostrando consapevolezza, grande senso di responsabilità e di solidarietà; forse anche superiore a quello di coloro che dovevano assumere decisioni gravose per la loro tutela; talvolta anche per timore, perché il clima di paura e di incertezza creato dal bailammedi regole contradditorie messe in campo da soggetti non sempre legittimati a farlo, ha creato confusione ed accresciuto il “buio” in cui un’intera collettività è piombata, per il timore di dover affrontare una male oscuro e di pensare di nuocere ai propri simili, con un qualunque comportamento non sufficientemente ponderato, anche se involontario.

Ebbene, io credo che in nome di quei valori che oggi ricordiamo e celebriamo, sia nostro compito vincere questo timore, superare questo buio e, pur nella necessità di affrontare con prudenza e senso di responsabilità, l’emergenza sanitaria ancora in corso, vigilare attentamente perché tutti i poteri Autoritativi, sia statali che locali, impartiscano regole di condotta chiare, condivise, tra loro coerenti e costituzionalmente legittime, senza ammettere “deleghe in bianco” a soggetti estranei all’ordinamento costituzionale.

Ciò va fatto a mio giudizio, con urgenza e senza tentennamenti, per evitare che un non corretto contemperamento di tutti i diritti in gioco, finisca per creare quel clima di instabilità sociale che apre facilmente la strada alle derive autoritarie che bene abbiamo conosciuto nel nostro recente passato.

L’attenta vigilanza sul corretto esercizio dell’attività politica in questo momento di necessaria quanto eccezionale situazione di compressione dei diritti individuali, non può considerarsi estranea alla salvaguardia di quelle libertà che proprio la guerra di Liberazione che oggi ricordiamo ci ha permesso di godere; libertà codificate nella nostra Carta Fondamentale, la Costituzione. 

Come scrisse Piero Calamandrei nel suo celebre discorso sulla Costituzione, pronunciato il 26 gennaio 1955, di fronte agli studenti dell’Università e delle scuole medie di Milano, “Dietro ogni articolo di questa Costituzione, oh giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta. Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, oh giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

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